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Il blog di Girolibero

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Happy to read here – una gita a Venezia

Dice Cioran: «Ormai si può viaggiare solo in inverno, stagione in cui si incontra meno la faccia orrenda del turista» e se c’è un momento in cui, per questa stessa ragione, vale la pena farsi un giro a Venezia, questo cade sicuramente d’autunno. Che guida avere tra le mani? Noi consigliamo un romanzo, anzi due.

Per conoscere leggende, calli e bàcari: Venezia, il filo dell’acqua di Claudio Piersanti (Feltrinelli, 134 pagine)

Un professore di mezz’età sbarca in laguna per risolvere una questione di famiglia e imbastire un saggio sulla città, ma la trama conta poco: quel che vale è il mosaico veneziano fatto di dettagli, leggende e impressioni geografiche e culinarie che il narratore compone nel raccontare. Tra l’arrivo in stazione e l’obliteratrice del costoso biglietto del vaporetto, c’è persino l’autoctono che «si lascia sfuggire: Si faccia da parte maledizione! diretto a un turista in bermuda che si era messo a fotografare una maledetta maschera». E poi le camminate, il bàcaro coi «prezzi molto bassi, scritti sulla lavagnetta» (il consiglio è reale: il locale citato, «Bèa Vita», esiste ed è ottimo, lo abbiamo provato), l’interno della chiesa di San Stae, le tele del Lotto, l’origine della festa del Redentore e della Salute, chiese costruite ciascuna per celebrare la fine di una diversa epidemia di peste, il fascino malinconico delle Fondamente Nuove con vista sull’isola di San Michele, lo storico cimitero, le verdure di Sant’Erasmo, le valli da pesca e il campanile della chiesa di Torcello. E ancora, e poi ancora. Piersanti, come Pessoa con Lisbona, racconta Venezia senza mappe e percorsi, ma con l’occhio smaliziato del narratore che conosce la città e i suoi abitanti: «come i londinesi» scrive «[i veneziani] snobbavano anche le facce più famose. […] Solo qualche turista esclamava: Oddio come è invecchiato Woody Allen!, [loro] non si giravano neppure a guardare».

Per entrare in sintonia con la sua anima: Le due stagioni di Paolo Barbaro (Marsilio, 144 pagine)

Ci sono dei momenti che si rivelano stati di grazia: come quando un artista ha per qualche ragione i sensi acuiti e la generosità d’animo di rendere il lettore partecipe dei suoi pensieri senza filtri. Succede a Paolo Barbaro, nom de plume di Ennio Gallo, veneziano d’adozione, che nella sua ultima opera, postuma, restituisce alla città in cui è vissuto la potenza della bellezza, e la malinconia della cose passate, o che stanno per finire. Barbaro scrive infatti durante i suoi ultimi giorni, con la consapevolezza che ogni volta, ogni germoglio che spunta sull’albero davanti alla finestra, ogni tramonto, ogni sirena che annuncia l’arrivo dell’acqua alta, sarà forse l’ultima. Le due stagioni è un dittico: un racconto d’amore adulterino che si consuma tutto in un estate tra Sant’Elena, la parte più verde e incontaminata della città, la laguna a specchio e il Lido delle spiagge, e un diario “alla finestra” di chi non esce più di casa, e in qualche modo accoglie nell’intimo del proprio focolare quello ch’è fuori, quando concede la grazia d’entrare. E lei, Venezia, c’è sempre, la città del presente sovrapposta alle infinite altre del ricordo. Quando, quelle rare volte, esce, per andare dal dentista o dal dottore, si sposta in motoscafo e vedere la città dal basso dei canali è straziante: «non ripasso più per la città che conoscevo, ma per una città ancora una volta altra, simile e diversa, sconosciuta». A lui, come a noi lettori, a cui regala un frammento d’immortale.

E se dopo aver letto questi libri non saprai resistere al fascino di Venezia ecco tutti i nostri viaggi che ti portano in questa città meravigliosa.

(foto di Massimo Pistore)


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